Alberto Fresco

Nella ricerca della bellezza intrinseca all’oggetto architettonico, sposa del puro e del funzionale, il silenzio che abbruma, l’effimero che prende vita, la pena e la calma che in un tutt’uno abbracciano questo edificio, evidenziano il contrasto con un’architettura monumentale di cui il carattere massiccio, la pesantezza, l’austerità, l’equilibrio e la coerenza funzionale fanno da padrone.

Snodo e certezza che guida il turbine d’idee che ha avvolto questo progetto è stata proprio la coerenza funzionale, che si accompagna alla luce complice e creatrice di un nuovo equilibrio.

L’oggetto si posa sul terreno aspirando al cielo, in un connubio tra scheletro pesante portante interno avvolto esternamente da un origami candido di lastre all’apparenza leggero e sospeso.

Questa pelle diafana e pulita, cesellata in modo lineare e ritmico da triangolazioni e forme geometriche pure, prende vita e interroga l’osservatore attraverso la luce, che si insinua nelle fenditure e crea ombre che mutano allo scorrere del tempo.

L’edificio si rende così meridiana di un tempo che non è del reale e del tangibile, ma che rimanda ai tempi dell’uomo e della vita, delle esperienze che si susseguono nell’arco di una giornata e che rinascono al sorgere del sole.

La monumentalità e l’austerità di questa tipologia architettonica si riflette anche nella distribuzione degli ambienti interni, distribuzione verticale tramite un vano scala e lift, e nell’articolazione di questi ambienti che rispettino il naturale volgersi della prassi di preparazione della salma del caro defunto.

L’attenzione del progettista si sposta e si concentra sulla discrezione e sulla completa dissimulazione degli interventi e dei meccanismi che intercorrono celati alla vista del visitatore.

Si configurano così due linee progettuali ben distinte che affiancano parallelamente atmosfere pubbliche, di raccoglimento e di cerimonia, con spazi tecnici legati alla professione.

L’accoglienza del visitatore si compone di una ricezione il cui colore candido è un riflesso diretto dell’involucro, e la cui scelta dei materiali è dettata dalla volontà di creare un passaggio privo di tensione dall’esterno all’interno.

Gli ambienti principali che interessano il visitatore e su cui lo sguardo dei progettisti si è soffermato a lungo si compongono delle tre salette al secondo piano che si affacciano sulla sala principale del piano terra.

Le tre salette sono atte ad accogliere in modo immediato, intimo e raccolto il saluto al defunto. La luce che impregna l’involucro all’esterno permea la superficie vetrata dei lucernari e si amalgama delicatamente con l’atmosfera interna.

Questa stessa luce zenitale si ritrova nella sala commiato principale, la cui peculiarità risiede nell’ampio respiro permesso dall’apertura su una doppia altezza.